Le Primarie Dei Cittadini
PROPOSTE PER L’ENERGIA E I TRASPORTI
L’efficienza con cui si usa l’energia in Italia è molto bassa. Almeno la metà dei consumi è costituita da sprechi che si possono evitare utilizzando tecnologie economicamente mature. Riducendo gli sprechi e aumentando l’efficienza non soltanto si ottiene la massima riduzione possibile delle emissioni di CO2 a parità di investimenti, ma in misura direttamente proporzionale si riducono le importazioni di fonti fossili e i risparmi che si ottengono consentono di pagare gli investimenti senza ricorrere a finanziamenti pubblici.
La crescita dell’efficienza e la riduzione degli sprechi costituiscono anche il pre-requisito per lo sviluppo delle fonti rinnovabili che, allo stato attuale, costano di più e rendono meno delle fonti fossili. Solo se si riducono gli sprechi e si accresce l’efficienza il loro contributo alla soddisfazione del fabbisogno energetico diventa significativo e si recuperano i capitali necessari a sostenerne i costi.
Il consumo delle fonti fossili che importiamo si suddivide in tre grandi voci pressoché equivalenti:
- il riscaldamento degli ambienti;
- la produzione termoelettrica;
- i trasporti.
IL RISCALDAMENTO DEGLI AMBIENTI
Se fosse applicata rigorosamente la legge 10/91, per riscaldare gli edifici si consumerebbero 14 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato calpestabile l’anno. In realtà se ne consumano di più.
Dal 2002 la legge tedesca, e più di recente la normativa in vigore nella Provincia di Bolzano, fissano a 7 litri di gasolio al metro quadrato calpestabile l’anno il consumo massimo consentito nel riscaldamento di ambienti. La metà del consumo medio italiano.Utilizzando l’etichettatura in vigore negli elettrodomestici, nella Provincia di Bolzano questo livello corrisponde alla classe C, mentre alla classe B corrisponde un consumo non superiore a 5 litri di gasolio, o metri cubi di metano, e alla classe A un consumo non superiore a 3 litri di gasolio, al metro quadrato l’anno.
Nel riscaldamento degli ambienti, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2, anche per evitare le sanzioni economiche previste dal trattato di Kyoto nei confronti dei Paesi inadempienti, deve articolarsi nei seguenti punti:
- applicazione immediata della normativa, già prevista dalla legge 10/91 e prescritta dalla direttiva europea 76/93, sulla certificazione energetica degli edifici;
- definizione della classe C della provincia di Bolzano come livello massimo di consumi per la concessione delle licenze edilizie relative sia alle nuove costruzioni, sia alle ristrutturazioni di edifici esistenti;
- riduzione di almeno il 10 per cento in cinque anni dei consumi energetici del patrimonio edilizio degli enti pubblici, con sanzioni finanziarie per gli inadempienti;
- agevolazioni sulle anticipazioni bancarie e semplificazioni normative per i contratti di ristrutturazione energetica col metodo “ESCO” (Energy Service COmpany), ovvero effettuate a spese di chi le realizza e ripagate dal risparmio economico che se ne ricava;
- elaborazione di una normativa sul pagamento a consumo dell’energia termica nei condomini, come previsto dalla direttiva europea 76/93, già applicata da altri paesi europei.
LA PRODUZIONE TERMOELETTRICA
Il rendimento medio delle centrali termoelettriche dell’Enel si attesta intorno al 38 per cento. Lo standard con cui si costruiscono le centrali di nuova generazione, i cicli combinati, è del 55/60 per cento. La co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, con utilizzo del calore nel luogo di produzione e trasporto a distanza dell’energia elettrica, consente di utilizzare il potenziale energetico del combustibile fino al 97 per cento. Le inefficienze e gli sprechi attuali nella produzione termoelettrica non sono accettabili né tecnologicamente, né economicamente, né moralmente, sia per gli effetti devastanti sull’Ambiente, sia perché accelerano l’esaurimento delle risorse fossili, sia perché comportano un loro accaparramento da parte dei Paesi ricchi a danno dei Paesi poveri. Non è accettabile di per sé togliere il necessario a chi ne ha bisogno, ma, se poi si spreca, è inconcepibile.
Per accrescere l’offerta di energia elettrica non è necessario costruire nuove centrali, di nessun tipo. La prima cosa da fare è accrescere l’efficienza e ridurre gli sprechi delle centrali esistenti, accrescendo al contempo l’efficienza con cui l’energia prodotta viene utilizzata dalle utenze (lampade, elettrodomestici, condizionatori e macchinari industriali). Solo in seguito, se l’offerta di energia sarà ancora carente, si potrà decidere di costruire nuovi impianti di generazione elettrica. Nella produzione di energia elettrica e termica, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2 anche accrescendo l’offerta, deve articolarsi nei seguenti punti:
- potenziamento e riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti;
- incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica con tecnologie che utilizzano le fonti fossili nei modi più efficienti, come la co-generazione diffusa di energiaelettrica e calore, a partire dagli edifici più energivori: ospedali, centri commerciali, industrie con processi che utilizzano calore tecnologico, centri sportivi ecc.;
- estensione della possibilità di riversare in rete e di vendere l’energia elettrica anche agli impianti di microcogenerazione di taglia inferiore ai 20 kW;
- incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica estendendo a tutte le fonti rinnovabili e alla microcogenerazione diffusa la normativa del conto energia, vincolandola ai chilowattora riversati in rete nelle ore di punta ed escludendo i chilowattora prodotti nelle ore vuote;
- applicazione rigorosa della normativa prevista dai decreti sui certificati di efficienza energetica, anche in considerazione dell’incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che essi comportano;
- eliminazione degli incentivi previsti dal Cip 6 alla combustione dei rifiuti in base al loro inserimento, privo di fondamento tecnico-scientifico, tra le fonti rinnovabili;
- legalizzazione e incentivazione della produzione di biocombustibili, vincolando all’incremento della sostanza organica nei suoli le produzioni agricole finalizzate a ciò;
- incentivazione della produzione distribuita di energia termica con fonti rinnovabili, in particolare le biomasse vergini, in piccoli impianti finalizzati all’autoconsumo, con un controllo rigoroso del legno proveniente da raccolte differenziate ed escludendo dagli incentivi la distribuzione a distanza del calore per la sua inefficienza e il suo impatto ambientale;
- incentivazione della produzione di biogas dalla fermentazione anaerobica dei rifiuti organici.
I TRASPORTI
Nel settore dei trasporti occorre intervenire sia a livello tecnico, incentivando lo sviluppo di mezzi di trasporto più efficienti e meno inquinanti, sia a livello organizzativo, favorendo lo sviluppo dei mezzi di trasporto pubblici e disincentivando l’uso dei mezzi privati soprattutto nelle aree urbane fortemente congestionate.
In relazione agli aspetti tecnici, una forte riduzione delle emissioni di CO2 degli autoveicoli si può ottenere seguendo quattro indirizzi:
- l’aumento dell’efficienza degli autoveicoli alimentati da motori termici, incentivando la ricerca e l’innovazione finalizzate ad accrescere significativamente il numero dei chilometri percorsi per litro di carburante;
- l’incentivazione alla produzione di automezzi con motori alimentati da biocombustibili: biodiesel e bioetanolo;
- lo sviluppo di forme di trazione alternative ai motori termici: motori elettrici e ibridi;
- l’incentivazione di autoveicoli con motori alimentati a metano, per l’abbattimento immediato delle emissioni inquinanti che consentono di ottenere il potenziamento della rete di distribuzione del metano su strade e autostrade.
In relazione alla mobilità urbana occorre disincentivare l’uso dei mezzi privati e favorire la diffusione di forme di mobilità alternative. A tal fine occorre:
- sviluppare reti di piste ciclabili protette estese a tutta l’area urbana;
- introdurre una tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo;
- potenziare i mezzi pubblici a uso collettivo e i mezzi pubblici a uso individuale (carsharing), meglio se con motori elettrici alimentati da reti e non da batterie.
Una versione più interessante, versatile e flessibile dei filobus tradizionali, improvvidamente abbandonati negli scorsi decenni, si può realizzare posizionando reti di cavi elettrici protetti sull’asfalto stradale. In questo modo si possono alimentare non solo mezzi di trasporto pubblici collettivi, ma anche flotte di automobili pubbliche a uso individuale con pagamento al consumo mediante scheda elettronica prepagata. L’effetto combinato di queste misure tecniche e organizzative può consentire di porre limitazioni sempre più rigorose al traffico privato accelerando al contempo la velocità degli spostamenti e ricostruendo la possibilità di realizzare la funzione «da porta a porta», che nelle aree urbane le automobili hanno ormai perso da tempo.
A partire da queste premesse acquisiscono un’utilità effettiva in termini di riduzione dei consumi di fonti fossili e di impatto ambientale, tutte le innovazioni tecnologiche finalizzate a ridurre le emissioni inquinanti delle automobili e ad accrescere il numero dei chilometri percorsi per litro di carburante.
PROPOSTE PER LA SANITA’
L'Italia è uno dei pochi paesi al mondo che può vantare un sistema sanitario pubblico ad accesso universale: secondo l’OMS il nostro sistema è il secondo al mondo in una scala di qualità. Tuttavia, negli ultimi anni, due fatti stanno minando alle basi l'universalità e l'omogeneità del Servizio Sanitario Nazionale: la devolution, che affida alle Regioni l’assistenza sanitaria e il suo finanziamento, e rischia così di accentuare le differenze territoriali; e l'enfasi sulla sanità privata, che sottrae risorse e talenti al pubblico. Da un decennio, inoltre, per usare in maniera più efficiente le risorse e per superare le clientele dei vecchi comitati di gestione delle USL, si è puntato ad organizzare la sanità come un’azienda. Questa impostazione ha portato spesso a far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di salute e di qualità dei servizi. Ecco le proposte per migliorare il servizio sanitario emerse dalle primarie dei cittadini:
GRATUITA' DELLE CURE ED EQUITA' DI ACCESSO
- Garantire che l’accesso alle prestazioni essenziali del Servizio Sanitario Nazionale continui a essere universale e gratuito, cioè finanziato con le imposte regionali. Il criterio principale per decidere quali cure e farmaci debbano restare gratuiti per tutti è la prova della loro reale efficacia terapeutica, stabilita attraverso rigorosi metodi scientifici, e per qualsivoglia tipo di medicina. I ticket (compartecipazione alla spesa) proporzionali al reddito per le prestazioni non essenziali possono essere uno strumento utile per integrare il finanziamento pubblico, e per continuare a garantire la completa gratuità alle fasce di reddito medio-basse.
- Monitorare gli effetti della devolution sull’equità d’accesso regionale alle prestazioni e ai servizi e adattare gli investimenti per strutture, tecnologie e ricerca alle disparità regionali per garantire sempre un livello adeguato di assistenza.
FARMACI
- Promuovere l’uso di farmaci generici e fuori brevetto, equivalenti e meno costosi rispetto ai farmaci “di marca” (che peraltro in Italia costano spesso di più che in molti altri paesi) e più sicuri rispetto ai prodotti di recente approvazione. I medici dovrebbero prescrivere i principi attivi invece che le marche delle singole specialità, come avviene in Gran Bretagna, e il farmacista dovrebbe consegnare il farmaco meno caro, a meno che il paziente non ne richieda espressamente un altro.
- Avviare un programma di educazione sanitaria indipendente rivolta alla popolazione sul corretto uso dei farmaci, sui loro rischi e benefici.
SALUTE COME INFORMAZIONE
- Attuare una politica sanitaria nazionale di tipo culturale, fondata sull’informazione e la comunicazione sociale, che miri a promuovere stili di vita salutari, scelte di consumo il più possibile consapevoli ed adeguate e a sviluppare l’autogestione della salute (operando sui fattori di rischio e di protezione delle malattie) e l’automedicazione semplice. Informare adeguatamente sui pregi della prevenzione primaria (alimentazione sana, attività fisica, astensione dal fumo) e sui limiti della prevenzione secondaria (screening, diagnosi precoce, medicina predittiva), ridimensionandone la portata, perché spesso risponde a logiche commerciali e di medicalizzazione più che a genuini obiettivi di salute pubblica.
- Allestire un sistema di misurazione della qualità degli interventi negli ospedali (tassi di successo, mortalità, volume dei casi trattati ecc.) rendendoli anche di pubblico dominio, in modo da dare una reale possibilità di scelta informata ai cittadini e innescando contemporaneamente dei processi correttivi nei centri con i risultati peggiori.
SALUTE DELLA DONNA
- Registrare in Italia la RU-486 (pillola abortiva), senza nascondersi dietro il paravento di una sperimentazione che non ha senso, visto che la sostanza viene già utilizzata in tutta sicurezza da milioni di donne in quasi tutti i paesi europei.
- Considerata l'offensiva contro i consultori familiari, è opportuno invece investire su di essi, favorendone una gestione laica, rispettosa della volontà della donna su un tema tanto doloroso e delicato quale è l'interruzione della gravidanza.
MEDICI
- Proibire gli incentivi economici agli informatori “scientifici” sulle vendite dei farmaci e perseguire, anche con nuove leggi, gli episodi di corruzione dei medici.
- Separare le carriere dei medici pubblici e privati, cioè non consentire a un medico che lavora in strutture pubbliche di operare anche nel privato, facendo concorrenza al sistema pubblico. Ma perché questa “separazione delle carriere” non si traduca in una fuga dei medici dal pubblico verso il più lucroso privato, occorre incentivare adeguatamente la permanenza nel pubblico, legandola al merito, e porre tetti massimi alle tariffe richieste in sede privata.
- Introdurre criteri di trasparenza e di merito nella promozione dei primari, in modo che le carriere non siano influenzate da parentele e appartenenza politica.
- Svincolare la formazione professionale dei medici dalle influenze degli sponsor industriali, e lavorare anche sullo sviluppo di competenze comunicative, relazionali ed empatiche.
ORGANIZZAZIONE
- Valutare sistematicamente le liste di attesa e rendere pubblici online i risultati ai cittadini, per un orientamento più informato.
- Istituire in tutte le regioni centri unici di prenotazione, con possibilità di prenotare anche via web.
- Sottoporre le convenzioni con le strutture private a stringente verifica prima di ogni rinnovo.
- Limitare lo strapotere dei direttori generali nelle ASL e negli ospedali, reintroducendo i Consigli di amministrazione, evitando però di tornare alle quote partitiche.
ERRORI MEDICI
Consentire una maggiore trasparenza nella comunicazione e nell'accertamento degli errori in sanità, facendo in modo che vi siano giusti risarcimenti. Messa in atto di programmi all'interno degli ospedali di rilevazione "anonima" degli errori (in modo tale da evitare la loro ripetizione).
LOTTA AL DOLORE
Allineare l’Italia agli altri Paesi europei e alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella lotta al dolore. In particolare eliminare gli ostacoli culturali e burocratici all’uso degli oppiacei (morfina e simili). Un caso esemplare del sottotrattamento del dolore è quello dei tumori. Nonostante siano pubblicate e note linee guida per la gestione del dolore oncologico (tra cui quelle dell’OMS), e siano disponibili trattamenti efficaci nel 70- 90% dei casi, un gran numero di pazienti malati di cancro (in alcuni casi fino al 40%) sono “sotto curati”. La causa più frequente è una scarsa conoscenza dei farmaci oppiacei, il cui consumo in Italia è tuttora, nonostante alcuni piccoli miglioramenti, tra i più bassi d’Europa.
RICERCA
- Dare la possibilità di destinare l'8 per mille alla ricerca medico-scientifica.
- Finanziare la ricerca indipendente attingendo anche ai fondi ora destinati alla ricerca militare che è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni.
- Promuovere e finanziare ricerche sugli effetti sulla salute, in particolare legate alle disuguaglianze sociali e all’inquinamento ambientale dando priorità ai ricercatori indipendenti.
- Promuovere la ricerca sulle malattie rare, che per la mancanza di redditività non viene sovvenzionata dalle case farmaceutiche.
- Introdurre, sulla base delle raccomandazioni dell’OMS, a livello di Governo centrale e regionale la valutazione dell’impatto sanitario delle politiche pubbliche, in particolare di quelle che concernono i settori dei trasporti, dell’urbanistica, dell’ambiente, del lavoro e dell’educazione.
PROPOSTE PER L’INFORMAZIONE
L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo.
L’informazione quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale: energia, economia, istruzione, sanità. Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano. Le proposte:
- cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano;
- eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento delle testate giornalistiche;
- nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, ma deve esserci un azionariato diffuso con proprietà massima del 2%;
- nessun quotidiano con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, ma deve esserci un azionariato diffuso con proprietà massima del 2%;
- vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 2%, di due canali televisivi pubblici;
- un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale, indipendente dai partiti;
- abolizione della legge Gasparri;
- copertura completa dell’ADSL a livello di territorio nazionale;
- statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia, e l’impegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi ad ogni operatore telefonico;
- introduzione dei ripetitori Wimax per l’accesso mobile e diffuso alla Rete;
- eliminazione del canone telefonico per l’allacciamento alla rete fissa;
- allineamento immediato delle tariffe di connessione a Internet e telefoniche a quelle europee;
- tetto nazionale massimo del 5% per le società di raccolta pubblicitaria facenti capo a un singolo riferimento economico;
- riduzione del tempo di decorrenza della proprietà intellettuale a 20 anni;
- abolizione della legge Urbani sul copyright;
- abolizione del digitale terrestre e restituzione degli investimenti sostenuti dallo Stato da parte dei soggetti economici privati coinvolti.
PROPOSTE PER L’ECONOMIA
Un’economia sana deve avere una strategia di lungo termine, decenni, secoli, che ne consenta lo sviluppo e disporre di regole che ne permettano l’attuazione ed il controllo. Strategia e regole sono due temi che vanno indirizzati insieme.
STRATEGIA
La nostra economia è basata sul petrolio, ma in tempi più o meno brevi ne dovremo fare a meno, e insieme al petrolio dovremo rinunciare per sempre all’economia degli sprechi, delle mega opere, dei trasporti su scala mondiale di beni già disponibili sul territorio, come l’acqua e il cibo, i maglioni e gli utensili. L’economia dovrà essere sostenibile, e quindi basarsi su fonti rinnovabili, che dovranno essere incoraggiate e diffuse con politiche fiscali premianti. Le imprese senza impatto ambientale dovranno avere una forte riduzione fiscale che dovrà essere compensata con un pari aumento per le aziende che producono danni all’ambiente.
REGOLE
- Introduzione della class action;
- Abolizione delle scatole cinesi in Borsa;
- Abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate;
- Introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate;
- Abolizione della legge Biagi;
- Evitare lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno (es. zuccherifici);
- Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale;
- Responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una compartecipazione alle eventuali perdite;
- Impedire ai consiglieri di amministrazione di ricoprire alcuna altra carica nella stessa società se questa si è resa responsabile di gravi reati (come è avvenuto per la Banca Popolare Italiana, in cui due consiglieri della gestione Fiorani sono stati confermati nel nuovo consiglio: Castellotti e Olmo);
- Impedire l’acquisto prevalente a debito di una società (come è avvenuto a suo tempo per Telecom Italia);
- Tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato;
- Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, Eni, Enel, Ferrovie dello Stato;
- Allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi europei;
- Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato, sia con il taglio degli sprechi, sia con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari;
- Ampliare il mandato delle Authority, cambiare i loro attuali vertici ed inserire regole sulla concorrenza trasparenti e chiare per i cittadini. Obbligo di rendere pubbliche sui principali media, giornali, radio e televisioni, le motivazioni di condanna del comportamento delle aziende eventualmente condannate;
- Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni all’Eni) come amministratori in aziende aventi come riferimento lo Stato o quotate.